La continuità psiche-corpo

Nov 03, 2023 | Medicina Psicobiologica, nucleo vitale

All’interno dell’essere umano vi è dunque una spinta, un nucleo vitale che organizza e coordina tutta la vita, momento per momento.

Potremo chiamare questo nucleo anche come l’informazione costante, ottimale della vita.

È l’informazione che attimo dopo attimo vuole indicarci la scelta o l’azione più utile da compiere per salvaguardare il fisiologico flusso vitale insito dentro di noi. Ma come arriva quest’informazione alla coscienza del soggetto affinché possa rendersene conto ed agire di conseguenza?

Gli istinti sono i messaggi inviati costantemente ed incessantemente qui e adesso per orientare la persona verso l’oggetto o la scelta ottimale volta all’autoconservazione del soggetto stesso. Una scelta che prima di tutto non è mai in antitesi con le coordinate biologiche della vita.

Istinto… aprendo Google trovo che esso è la spinta, congenita e immutabile, ad agire e comportarsi in un determinato modo…. indipendente dall’intelligenza…

Cosa sono effettivamente gli istinti?

Vi è molta confusione al riguardo e in genere questi vengono associati a qualcosa di caotico, di non razionale. Talvolta sono considerati come qualcosa di impulsivo e violento che scaturisce da persone aggressive, non educate, basiche, che non controllano le loro spinte più basse (appunto gli istinti).

E quali sono gli istinti?

Soprattutto, come li distinguiamo da altri aspetti della personalità?

È vero che l’aggressività è un istinto che tende a distruggere le cose e gli altri o se stessi?

È poi, come si formano gli istinti?

Sono coscienti o rimangono inconsci all’interno della persona?

Istinto quindi è uno dei termini più difficili, più imprecisati e mai evidenziati con chiarezza. Dopo anni di studio, ma soprattutto di pratica clinica, sono riuscito a comprendere come questa confusione sia dovuta alla fondamentale ignoranza circa la struttura dell’unità di azione uomo di cui scrivo in altra parte. L’istinto si dà nel momento in cui vi è un oggetto. Per esempio il cibo è l’oggetto necessario per la soddisfazione dell’istinto di sopravvivenza.

Senza un oggetto l’istinto rimane un potenziale ma non ha la possibilità di attuarsi. L’istinto quindi prevede che ci sia un soggetto e un oggetto. L’istinto è il luogo di individuazione della vita e quindi regola la direzione della nostra energia. Etimologicamente istinto significa senso o direzione scagliata, spinta individuata. Dietro questa spinta c’è il nostro destino o ciò che siamo.

Anche quando una nostra spinta a volere qualcosa di necessario e di piacevole per noi, viene censurata dalla società (ricordo che la prima società è la famiglia per il futuro adulto), avviene che questa spinta non cessa di farsi sentire. Piuttosto viene negato l’accesso all’oggetto di tale spinta (l’acqua, il cibo, incontrare una determinata persona, il sesso, il piacere, ecc…). Ecco allora che quella spinta repressa, trova successivamente un’altra strada per avere l’oggetto in modo compulsivo, talvolta anche violento.

Con questo voglio significare che, purtroppo, la maggior parte degli esseri umani conosce l’istinto in questo modo; ne conosce cioè la compulsività, la violenza e la sua incontenibilità, solamente dopo che una spinta iniziale, sana, è stata repressa. Conosciamo quindi gli istinti per come si sono deformati a causa di una loro proibizione, interna o esterna all’individuo, ma comunque censurata. Non conosciamo gli istinti per come sono realmente.

A ben analizzare invece, gli istinti in origine sono dei messaggi che la vita pone all’interno dell’essere umano per orientarne in modo funzionale la condotta qui e adesso.

È come se la biologia, che in prima battuta è sempre sana e positiva, ci conducesse attraverso la lettura degli istinti, in un contesto multiforme quale è la realtà, a fare la scelta ottimale momento per momento. L’istinto quindi, in origine e al suo primo darsi, è sempre positivo perché indica un bisogno reale e legittimo dell’individuo; la sua negazione comporta invece caos e violenza. L’istinto deve essere perciò sempre cosciente o comunque portato alla coscienza. A quel punto un Io ben integrato e sano potrà decidere se eseguirlo qui e adesso oppure, se non ve ne sono le condizioni, potrà posporne l’attuazione… ma comunque sempre in modo cosciente.

Il comportamento che fa male all’individuo stesso è quello della volpe e l’uva e cioè il meccanismo di difesa che censura il bisogno perché in un antico passato fu associato a peccato o a senso di colpa o a paura.

Nella nostra società ormai da tempo gli istinti più fustigati e frustrati sono l’aggressività e l’erotismo (inteso come il piacere conseguente all’attuazione dell’istinto). In special modo le religioni monoteiste hanno martellato su questi due aspetti. L’aggressività primaria è molto importante e vitale perché senza di essa non potremmo sopravvivere. L’aggressività primaria (diversamente da quella secondaria che nasce dalla frustrazione di un istinto) è quell’energia che ci spinge ad impossessarci dell’oggetto indicato da un istinto. Per esempio quando vediamo cibo e abbiamo fame subito si va verso l’oggetto per prenderlo (istinto di possesso) e nutrirsene e quando hai mangiato scatta una forma di sano piacere.

Ma il sistema dice che sei un egoista perché devi pensare prima al tuo prossimo e scatta un senso di vergogna perché… godere della vita è peccato… la vita è dolore!!! Piccoli banali esempi per far capire come e con quale intensità siamo stati condizionati fin da piccoli. Siamo stati condizionati a percepire l’oggetto del piacere come oggetto del peccato con conseguente punizione e quindi taglio dell’istinto.

Così quell’istinto non c’è più nella coscienza, ma, siccome nulla si crea e nulla si distrugge, l’energia legata a quell’istinto troverà un suo percorso alternativo (non possiamo bloccare l’acqua) sicuramente non funzionale al portante.

Ecco che si manifesta la psicosomatica, l’autosabotaggio, la violenza esterna, ecc.

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